"Riscoprire e far conoscere la storia orologiaia della Valle, storia fatta di legami sociali, di paese e di migrazioni, di confronti e incontri, di passione e di tenacia. Tradizione e innovazione per creare futuro ai giovani, ancorandoli alle loro radici" - Mission AOP

Autore: Gildo Solari

È difficile tracciare un preciso profilo tecnico e umano di REMIGIO SOLARI, ideatore-progettista di registratori orari di presenza al lavoro, degli orologi moderni a lettura diretta di cifre, nonchè di dispositivi indicatori e informatori a scatto di palette, prodotti dalla Ditta Solari di Udine, con penuria di documenti scritti e racconti orali non tramandati.

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, le maggiori informazioni si possono ricavare dall’opuscolo “Fermo Solari” (fratello minore di Remigio) a cura di M.Tosoni (editrice “IN UAITE”, II ed.,dic.1988), particolarmente nella sezione intitolata “Remigio Solari e la società Solari di Udine”, scritta dal fratello Fermo.

Da questa memoria si ricava che dal lato dell’istruzione tecnica Remigio è stato un puro autodidatta, attraverso una meditata lettura di qualche periodico tecnico-scientifico divulgativo, con immediato e saldo apprendimento. Infatti Remigio, ragazzino di 11 anni entra nella “Fabbrica Orologi Fratelli Solari (di Pesariis) fondata nel 1725” e, partendo dalle più umili mansioni, possiamo immaginare la sua veloce comprensione delle basi pratiche della meccanica e dei meccanismi dell’orologeria, poi rielaborati personalmente e trasferiti in sistemi più complessi e di funzionamento più delicato: percorso necessariamente effettuato in orario fuori da quello del lavoro ordinario, grazie a notevole sacrificio e straordinaria passione. A riprova di ciò è noto (anche mio padre Ugo suo cugino, al tempo apprendista nella stessa fabbrica, me ne parlò) che Remigio aveva costruito un meccanismo di leve e piste di scorrimento di sfere, estremamente sofisticato, che doveva dimostrare in pratica la possibilità del moto perpetuo (un suo convincimento, al tempo sostenuto da non pochi scienziati): l’esperimento sembrò per parecchi minuti molto promettente, ma alla fine non riuscì; tuttavia dovette servire a Remigio a scoprire tecniche e tecnologie di minimo attrito dei meccanismi, che si riveleranno fondamentali per la sua futura progettazione.

Richiamato alle armi per la Grande Guerra, fu dal Genio militare inviato al Pirotecnico di Bologna, riconosciuta la sua capacità progettuale di meccanismi; qui perfezionò (assieme a pochi altri) con successo i delicati automatismi meccanici di innesco di alcuni tipi di granate d’artiglieria.

Nel periodo tra le due guerre, stante un calo nelle ordinazioni di orologi tradizionali da torre e di pendole, la ditta Fratelli Solari di Pesariis cercò di diversificare la sua produzione: Remigio, naturalmente, ideò i particolari dispositivi di funzionamento di questi nuovi prodotti.

Ad esempio, per una stazione ferroviaria progettò degli “orologi” molto innovativi, ossia degli indicatori a lettura diretta di cifre delle ore e dei minuti, serigrafate su palette; benchè ci fosse qualche rara realizzazione di tale tipologia, Remigio non volle minimamente attingere alle soluzioni d’altri e ideò la sua esclusiva soluzione, punto di partenza di successive importantissime realizzazioni basate su impulsi inviati a piccoli motori elettrici di azionamento . Inoltre, per il Palazzo delle Poste centrali di Napoli, Remigio progettò un orologio con quadrante di notevoli dimensioni suddiviso in tanti quadrati che mediante una appropriata schermatura mobile potevano formare le cifre delle ore e dei minuti (orologio “a scacchiera”, antesignano dei futuri orologi digitali); il meccanismo di comando era complesso e delicato, quindi troppo costoso, e questo orologio non ebbe sviluppo successivo. Ancora, per le Ferrovie Remigio progettò un dispositivo a puntine scriventi su nastro trascinato da meccanismo temporizzato, per la registrazione dello stato dei segnali e comandi ferroviari.

In seguito alla scissione dalla Fratelli Solari di Pesariis, agli inizi della II Guerra mondiale, nasce in Pesariis e qualche anno dopo si trasferisce in Tolmezzo la Ditta “F.O.I.S. ossia Fabbrica Orologi Fratelli Solari”; dopo un nuovo trasferimento in Udine (pochi anni dopo la fine della Guerra) la Ditta viene ridenominata, su proposta di Fermo Solari, per ovvi motivi di riconoscenza, “Solari Remigio & C.”.

Il primo prodotto di prestigio in quanto veramente innovativo, lanciato dalla nuova Ditta, studiato e progettato da Remigio, e messo a punto da un ristretto gruppo di operai specializzati di origine pesarina coordinati da Ugo Solari (cugino di Remigio), fu l’orologio di controllo a timbratura di scheda. Seguirono anno dopo anno, presentati in anteprima nella prestigiosa “Fiera di Milano”, vari orologi a scatto di palette (verticali per ore e minuti, orizzontali per giorni e mesi). Finalmente si prospettò la necessità di produrre tabelloni indicatori di orari e destinazioni ferroviarie e aeroportuali; l’esperienza maturata sugli orologi a scatto meccanico di palette orizzontali permise a Remigio di progettare i primi rudimentali prototipi ma il comando elettrico fu problematico per il nostro, che aveva solo vaghe conoscenze di elettrotecnica ricavate da manuali pratici divulgativi, e tuttavia egli riuscì bene o male ad ottenere lo scatto elettrico (che fu poi migliorato con l’intervento di tecnici specialisti del campo).

Quanto sopra è a grandi linee il percorso professionale di Remigio; si tratta di informazioni non troppo dettagliate, tutte basate sui risultati finali dei prodotti concepiti e progettati e sul successo finale raggiunto.

Se però passiamo al lato personale e umano di Remigio le notizie sono addirittura evanescenti. Suo fratello Fermo nel libretto sopra ricordato ci informa di una suo precoce e infelice storia d’amore, che probabilmente in parte contribuì ad una sua presa di distanza dal matrimonio. Quanti gli sono stati vicini non hanno trasmesso di lui ricordi di qualche importanza. La sua nipote Alda ricorda che era goloso di frittelle alla salvia, che chiedeva alla cognata Teresuta ; che si sedeva volentieri sui gradini del cortile, probabilmente per riposare la mente dal rovello del lavorìo mentale osservando i nipoti e altri ragazzini che giocavano nel vasto cortile. E’ noto che era un gran fumatore (io stesso mi ricordo di essere entrato nel suo studio dove aleggiava perennemente un’atmosfera greve di fumo); non è escluso che ciò lo aiutasse nel portare avanti per ore e ore lo sviluppo di un nuovo progetto.

Possedeva una grande forza di volontà e desiderio di riuscita, che lo spronavano e lo sostenevano dalla prima ideazione fino alla completa stesura dei disegni progettuali; se qualcosa non andava per il verso giusto, si incavolava di brutto, spesso esclamando “chicchiricchi ce ràbia, Dio ...”

Quando Fermo Solari propose l’ introduzione dei telefoni-citofoni interni, Remigio fu contrario, adducendo come motivazione che gli impiegati devono “alzare il sedere…”
Remigio era molto economo (memore delle ristrettezze patite fin da giovane, diventato capo di numerosa famiglia per la morte prematura del padre).

Remigio era molto geloso delle sue intuizioni e delle relative geniali soluzioni e perciò non vedeva di buon occhio che altri tecnici collaborassero, inserendosi nei suoi progetti (magari per carpirne i più reconditi segreti...); in ciò si trovava in contrasto col fratello Fermo, più aperto e fiducioso nell’onestà umana, e convinto che anche il tecnico più geniale dovrebbe avvalersi di qualche contributo esterno se non altro per allargare il campo di applicazione di nuove tecnologie.

Inoltre, finchè suo cugino Ugo non gli dimostrava che un pezzo tra i tanti di un meccanismo da lui disegnato non era funzionale, non voleva proprio convincersene.

Erano famose le riunioni tecnico organizzative nella Sala Prove Prototipi tra Ugo (caposala), Remigio (abbandonato l’Ufficio progettazione) e Fermo (reduce da incontri politico-commerciali) dove stando in piedi in quanto che il ristretto spazio era occupato prevalentemente da macchinari e telai di orologi parzialmente assemblati, i quali discutevano alquanto animatamente dei pregi e difetti di un nuovo prodotto. Fermo cercava di dimostrare che anche l’aspetto estetico rivestiva non poca importanza; Ugo faceva presente che certe soluzioni non potevano mantenere l’assetto iniziale e quindi andavano modificate per reggere all’usura del tempo e finalmente Remigio sbottava dicendo che un orologio industriale non era una pendola da salotto e che se la lavorazione meccanica fosse più precisa…

Alla fine si trovava sempre un onesto compromesso tra estetica e funzionalità dell’orologio, tra costi e benefici, grazie alla disponibilità di confronto e lungimiranza dei personaggi, che avevano a cuore prima di tutto il successo dell’impresa.

Inoltre posso tranquillamente affermare che il lavoro progettuale di Remigio e quello realizzativo del cugino Ugo si svolgeva per una decina di ore al giorno e per sei giorni alla settimana e non raramente anche la domenica mattina, se un prototipo mostrava qualche imperfezione.

Le maestranze della Solari, di fronte a tanto impegno e costanza dei tecnici superiori nell’attività di progettazione ed in quella di messa a punto dei prototipi, erano molto motivate nel loro lavoro di realizzazione di prodotti così prestigiosi non solo in tutta Italia ma in seguito anche in tutto il mondo, destinati a portare benessere a loro stessi ed alla comunità.

Remigio non era sposato, diversamente dai suoi fratelli: forse si rendeva conto che la sua passione per la creazione degli orologi di nuova generazione era più forte ed esclusiva di quella per la famiglia.
Si può dire che morì sul lavoro, dopo aver disegnato al tecnigrafo tutto il giorno.

I funerali si svolsero nel suo paese natale, con imponente partecipazione di tutta la Valpesarina e degli operai della Ditta “Solari R. & C.”

Aprile 2021

Amici dell’Orologeria Pesarina
Giovanni Battista e Remigio Solari - APS

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