Autore: Gildo Solari (figlio)
Ugo Solari è stato un continuatore del lavoro paterno e dei nonni e bisavoli nella Fabbrica di orologi da torre “Fratelli Solari di Pesariis” fondata nel 1725 e successivamente un tecnico affiancatore del progettista e cugino Remigio nella Ditta di orologi industriali “Solari & C. di Udine” fondata nel 1939.
Nacque il 4 di Gennaio del 1899 e rimase orfano del papà Giacomo a soli 7 anni; costui era un valente “tecnico degli orologi da torre”, che, in quanto tale, fu incaricato dalla Ditta di montare un orologio addirittura nella lontanissima Argentina (Buenos Aires).
Frequentò la Scuola elementare fino alla sesta classe, ciò che era una eccezione per i tempi di inizio 1900.
A soli 12 anni entrò apprendista nella fabbrica di orologi di famiglia “Fratelli Solari”.
A 19 anni fu chiamato alle armi e mandato come soldato ausiliario al fronte della grande guerra 1915-18, per addestramento ad entrare in azione (per fortuna evitata dalla fine della guerra in seguito alla disfatta dell’esercito austroungarico); per tal motivo ebbe in seguito la nomina di “Cavaliere di Vittorio Veneto”.
A 20 anni si trasferì temporaneamente a Torino, assieme al cugino Alfeo , assunti come operai nella “FIAT”, col proposito di apprendere le nuove tecnologie nelle lavorazioni mecccaniche e nei materiali.
A 22 anni fu richiamato alle armi per una (per fortuna breve) campagna militare in Libia.
Del suo lavoro nella Ditta “Fratelli Solari di Pesariis” ho pochissime notizie (forse a causa della mia memoria). Ricordo comunque che mio padre mi raccontò di essere stato mandato a montare un orologio da torre a Napoli negli anni ‘30, essendo stato ritenuto quindi un esperto “tecnico degli orologi”.
Altrettante poche notizie conservo per il periodo immediatamente successivo alla fondazione della Ditta di orologi industriali “Solari & C.”, seguita alla separazione dalla “Fratelli Solari”; so che ci fu il trasferimento dell’attività dapprima in una “faria” nello stesso paese di Pesariis e successivamente in un capannone industriale in Tolmezzo e finalmente in una Fabbrica vera e propria in Udine, tuttora utilizzata.
Più sicuri sono invece i miei ricordi successivamente all’anno 1954, essendomi io trasferito da Pesariis a Udine all’età di 10 anni.
Ugo era il tecnico specializzato che affiancava il cugino Remigio, progettista dei nuovi orologi a scheda marcatempo e degli orologi indicatori a palette e poi dei teleindicatori a palette.
Il ritmo di lavoro di mio padre era di nove ore al giorno e talvolta dieci per sei giorni alla settimana e non raramente la domenica mattina. Quest’ultima era dedicata alla discussione dei problemi tecnico-meccanici di più difficile soluzione pratica, intrattenuta col progettista Remigio.
A tal proposito ricordo di essere stato mandato una domenica a chiamare il mio papà Ugo per il pranzo. Entro nello studio di progettazione di Remigio, il quale sembrava la cucina di un casolare, a causa dell’atmosfera greve di fumo delle venti sigarette fumate da Remigio nell’arco di alcune ore (non so come mio padre potesse sopravvivere in tale ambiente, dato che non era neppure fumatore); evidentemente la nicotina di tutto quel tabacco faceva vibrare i neuroni cerebrali del progettista Remigio.
A parte queste osservazioni scherzose, le giornate libere dal lavoro manuale e spesso intellettuale di mio padre (e penso anche per l’attività progettuale di Remigio) erano alcuni giorni (meno di una settimana) a cavallo di ferragosto e qualche giorno a Natale e Pasqua.
Mi ricordo di mio padre che dopo cena in una piccola cucina accanto alla stufa a legna su di un piccolo foglio quadrettato tracciava un disegnino con vari ingranaggi, leve e simili, simulando il funzionamento dei complessi cinematismi dell’ orologio il cui prototipo egli doveva far marciare senza possibilità di intoppo, eliminando eventuali difetti, talvolta minimi ma tali da bloccare o alterare il corretto funzionamento dell’apparato.
C’era poi la famosa “Fiera di Milano”, che comportava spesso l’uscita di qualche modello di orologio con evidenti migliorie, per mantenere la supremazia sulle Ditte concorrenti.
Gli operai originari di Pesariis e del comune di Prato Carnico erano dei modelli di dedizione alla Ditta, credevano nella sua affermazione e nel loro sicuro avvenire economico, in ciò confortati dall’esempio dei soci fondatori Remigio e Ugo in fabbrica e di Fermo in Italia.
Pertanto, nei posti critici per il flusso produttivo erano preposti operai e tecnici di origine pesarina, più affidabili ed interessati alla crescita di questa industria che tanto lustro portava alla loro terra natale ed ai loro progenitori.
Fintantochè operai, tecnici e dirigenti si sentirono parti di un’unica famiglia lavorativa, il progresso produttivo dell’impresa fu rapido ed altrettanto la sua conquista del mercato, grazie a prodotti impeccabili per efficace funzionamento nel lungo tempo; rimane famoso l’aneddoto di un cliente che, sospettoso dei nuovi modelli, voleva acquistare un orologio a timbratura di schede ormai fuori produzione, sostenendo che questo aveva funzionato per più di venti anni senza bisogno di manutenzione alcuna.
In seguito all’espansione della produzione ed all’ingresso di nuove numerose maestranze, i rapporti originali tra operai,tecnici e dirigenti si erano allentati e cominciava a serpeggiare un certo malcontento.
Non sempre i rapporti tra i soci fondatori filarono lisci. L’episodio più grave, che in seguito portò allo scioglimento della iniziale salda unione sociale, fu la distribuzione agli operai e impiegati di azioni societarie privilegiate, elargite da Fermo Solari, in disaccordo con gli altri soci. Per tal motivo Ugo si dimise per qualche tempo dal suo incarico, per rimarcare la sua opposizione all’iniziativa unilaterale di impronta politica di Fermo; ma ciò non ebbe effetto alcuno. Nel merito mi ricordo che mio padre Ugo diceva che le maestranze friulane, dopo aver ricevuto tale donazione, non si erano dimostrate granchè più attive e partecipi della crescita della produttività della Ditta.
Fu messo in quiescenza all’età di 70 anni, dopo quasi sessant’anni di attività lavorativa intensa e produttiva, che avrebbe potuto prolungare se non fosse avvenuto il passaggio di proprietà della Ditta, essendo ancora nel pieno possesso delle facoltà mentali.
Infatti, circa 10 anni dopo, progettò, diresse i lavori ed eseguì buona parte di questi nella trasformazione della soffitta della sua casa in una comoda mansarda; questo ci insegna che un tecnico degli orologi sa progettare anche un’abitazione.
Morì all’età di 82 anni, si può dire sul lavoro, in quanto stava applicando i listelli di legno (“perline”) sui soffitti della mansarda, con me come aiutante, avendo progettato e costruito una geniale taglierina per operare gli smussi angolari dei listelli.
Aprile 2021